2 italiani arrestati con l’accusa di omicidio di Marilena Corrò

La polizia giudiziaria ha confermato giovedì 28, l’arresto preventivo decretato dal tribunale di Boa Vista, a due cittadini italiani sospettati dell’omicidio di Marilena Corrò, trovata morta martedì.

In una dichiarazione, la polizia giudiziaria ha riferito che “attraverso il Centro di prevenzione e indagine penale di Boavista (NPIBV), in un’operazione congiunta con la PM, detiene 2 persone maschi Italiano, di 48 e 52 anni. Uno è stato preso in fragranza nella scena del delitto mentre l’altro dopo. Sono sospettati di aver commesso un crimine di omicidio “.

La vittima, rafforza PJ, è una cittadina anch’egli di nazionalità italiana, 52 anni.

“A seguito delle ricerche domestiche, sono state sequestrate cannabis, telefoni cellulari, una Computer portatile, un tablet, dei contanti per un valore di 100 Euro” aggiunge. la nota della magistratura.

Il principale sospettato, che secondo quanto riferito è stato colto in flagrante in seguito (come questo giornale avrebbe altrimenti avanzato) è Gianfranco Coppolla, un istruttore di kick-box che vive a Boavista da più di dieci anni e vive nella pensione A Paz, appartenente a Marilena Corrò. Sembra che alla fonte ci sia un presunto debito di reddito che Coppolla non ha pagato per un po’ di tempo.

I detenuti sono stati presentati giovedì 28 alle autorità giudiziarie competenti, ai fini del primo interrogatorio giudiziario di imputati detenuti e dell’applicazione di misure di coercizione personale. Entrambi sono stati mandati in prigione fino al processo.

Fonte: SantiagoMagazine

Aggiornamento venerdì ore 15:00 dal Messaggero

Ha confessato solo di averla spinta e lei sarebbe caduta, sbattendo la testa. Ma non voleva ucciderla. Gianfranco Coppola, 48enne di origini romagnole dal fisico statuario, ex istruttore di kick boxing e buttafuori, è l’uomo che si trova in stato di fermo per l’omicidio di Marilena Corrò, la 52enne trevigiana trovata cadavere nella cisterna dell’acqua del suo Bed & Breakfast di Capo Verde.
Lui è noto in tutta l’isola dove si è trasferito da 10 anni ed è stato protagonista di pestaggi e aggressioni. Quando ha visto le manette ai polsi del suo socio, con il quale aveva preso in gestione dalla donna, 6 mesi fa, la struttura, ha fornito agli inquirenti una prima ammissione: «Marilena l’ho colpita io – avrebbe detto -. Ma non ho usato alcun corpo contundente o martello. L’ho spinta e l’ho presa a schiaffi, questo è vero, ma lei è caduta ed ha sbattuto la testa. È morta così». 
Marilena sull’isola di Boavista si era trasferita un anno fa, prendendo le redini dell’attività del padre, scomparso da alcuni mesi. La donna è stata aggredita martedì all’interno del B&B, in località Sal Rai, e ritrovata esanime poco dopo nella cisterna dell’acqua. Lì avrebbe cercato di nascondere il corpo Gianfranco Coppola al quale, stando a quanto emerso, avrebbe prestato aiuto anche il socio, Pierangelo Zigliani, 68enne milanese. Quest’ultimo rischia l’incriminazione per favoreggiamento: alcuni testimoni l’avrebbero visto mentre ripuliva la stanza dov’è avvenuta l’aggressione.
IL MOVENTE La discussione tra Coppola, appassionato di body building ed ex istruttore di kick boxing, e Marilena Corrò, sarebbe scoppiata per una questione economica, in particolare per i canoni d’affitto del bed & breakfast, anche se i media locali hanno parlato anche di debiti pregressi nei confronti del padre della donna, il signor Luciano. «Erano indietro di alcuni mesi con i pagamenti, una questione di qualche migliaia di euro, nulla di più» racconta un ex socio di Coppola. Martedì la lite con la proprietaria della struttura è degenerata però a tal punto che il 48enne, perse le staffe, l’ha colpita facendola stramazzare a terra. Le ricostruzioni sono ancora tutte da accertare e da confermare, e per il momento c’è molta cautela sia da parte della polizia di Capo Verde che dalla Farnesina nel comunicare informazioni sui primi esiti delle indagini. Nonostante le prime ammissioni infatti, non è ancora stato convalidato il fermo nei confronti di Coppola, e anche la posizione del socio è ancora al vaglio della magistratura locale. Erano stati i vicini, dopo aver sentito le urla della donna, a raggiungere la pensione A Paz e a rinvenire il cadavere della Corrò nella cisterna dell’acqua, dov’era stato evidentemente nascosto in fretta e furia. Coppola, stando alle informazioni filtrate da Capo Verde, si era già allontanato dalla struttura, dove a quanto pare era rimasto invece il socio. «È sempre stato un tipo violento – racconta un conoscente -, ma anche molto intraprendente: oltre al kick boxing si era occupato di escursioni e di sicurezza nei locali, come buttafuori, ma dopo gli ultimi guai con la giustizia si era dato una calmata».
LA VITTIMA Gli occhi chiari e vivaci, la vaga somiglianza con Brigitte Bardot e quei capelli che raccoglieva in acconciature stile Liberty, Marilena Corrò era una nuvola di entusiasmo, una pila mai scarica. Progetti, idee, interessi: dal burraco alla recitazione. Dopo essersi per anni occupata di compravendite immobiliari, aveva riconvertito in b&b una parte della palazzina di famiglia in centro a Treviso, la Maison Maggy, gestita fino al 2018. Due compagni di vita, due figli adorati, una ragazza di 17 anni e un giovane di 21, Filippo: «Ha confessato, ma cosa cambia? Possono anche dargli l’ergastolo a quel delinquente, ma tanto nessuno mi riporterà più mia madre – commenta il ragazzo gli ultimi aggiornamenti da Capo Verde -. Era un poco di buono, un violento, uno che era stato mandato via dall’Italia. Che qui da noi ha fatto cose orribili. Ma io di lui non voglio sapere nulla. Non mi interessa. L’unica cosa che conta, per me, è che lei non c’è più».